ULTRAKELVIN – ULTRAKELVIN (2018, Macina Dischi e Antena Krzyku)


Cosa succede quando uno dei gruppi migliori partoriti dal sottosuolo italiano decide di evolversi? Quando un gruppo come i Kelvin, autori di una vera e propria pietra miliare della nostra musica rumorosa (“CD01” del 2011 che trovate in formula NYP sul bandcamp dell’etichetta), decide di tentare il tutto per tutto e demolirvi le orecchie a furia di scosse rumorose, chitarre tra il noise e la no wave, urla post-hardcore, elettroniche psicopatiche e batterie incontrollabili?

Semplice, accade che i “semplici” Kelvin diventano ULTRAKELVIN e cominciano a macellare rumore su rumore, e – fidatevi – il maiuscolo del nome non è assolutamente un dettaglio marginale: già dall’iniziale VII – Chrissie Crowley, Creepy Crawler le intenzioni sono più che chiare. Urla strazianti, impazzimenti di chitarra e una miriade di batterie truculenti. Qualcosa può ricordare i compagni d’etichetta Putiferio e non è affatto un caso, in quanto sono due i membri in comune (Woolter e Panda, chitarra e voce in “AteAteAte”), ma – oltre a questo – sono ancora di più l’attitudine e le atmosfere a ricordarli.
Il suggerimento, la somiglianza coi Putiferio, che prima era solo sospetto, nella successiva III – Hellzabomber diventa una vera e propria certezza: il miglior noise rock, mischiato al post-hardcore più marcio, con inserimenti elettronici per malati di mente ed esplosioni no-wave. In quasi quattro minuti di pura poesia casinistica, ci si para davanti una versione portata all’estremo del precedente progetto (Ultra – Kelvin, appunto).
La vera bellezza del disco (che poi in realtà è la raccolta delle tracce presenti nello split coi QUI) è nei brani brevi, veloci ed immediati: IV – Boneless, Teethless è una scheggia impazzita di noise’n’roll disgraziato ma totalmente libero, libero da schemi di genere e dallo schiavismo del dover piacere per forza a qualcuno e gli fa ruota II – Black Rambo, che con la precedente fa coppia perfetta, e vi farà tremare di piacere, come poi farà anche la finale VI – Dwarf In Reverse.
In mezzo a queste, a dividere, si trova I – Ham Slam!: nove-quasi-dieci minuti di scenari apocalittici con colonne sonore rumorose. Dei mantra distorti da pronunciare, ripetere, camminando tra rovine post-esplosione atomica. Quasi una versione distorta delle atmosfere di altri compagni d’etichetta, nascosti dietro il nome di Squadra Omega. È qui che troveremo tutto il campionario di suoni che compone l’animo del trio padovano, sia la parte distorta ed immediata, sia quella più rumorosa e minimale.

Ennesimo colpo perfetto messo a segno da Macina Dischi, il disco degli ULTRAKELVIN riesce – in meno venti minuti – a confermarsi con estrema facilità come un album immancabile per gli appassionati del genere.

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