NAIROBI – NAIROBI (2020, Wallace Records e Brigadisco)


Intrecci su intrecci dopo intrecci: ecco il riassunto perfetto per questo primo lavoro del power trio sardo-veneziano Nairobi. Otto tracce di strumenti che si incontrano e scontrano, in questo self-titled uscito pochi giorni fa per Wallace Records e Brigadisco, due vere e proprie garanzie per la parte rumorosa e sperimentale del nostro paese.

Il disco mai e poi mai sogna di calare d’intensità: preparatevi quindi a venticinque minuti di furiosi inseguimenti di chitarra, basso e batteria (con l’aggiunta di qualche ospitata synth-etica da parte di Enrico Demo e Bruno Germano).

L’iniziale Winding Tapes spiega e presenta già bene il tutto: batterie iperattive, bassi ripetitivi e chitarre che fanno peripezie acrobatiche: il tutto martellante al punto giusto. Mentre la seguente The Worm And The Sprinkler riporta alla mente, con il suo strumentale ipnotico ed insistente, sia i Plasma Expander che anche gli In Zaire anche se con un atteggiamento meno “estremo”. Qui ripetizioni di riff si intrecciano e avanzano imperterriti facendosi spazio nelle orecchie e nella testa dell’ascoltatore di turno.

Continuando, Two-bad ricorda, per sonorità ed ambientazioni un altro power trio italiano che – forse, sfortunatamente – è passato fin troppo inosservato ai più: le spigolosità potenti che si ripetono fino allo sfinimento piacevole dei sensi arrivano a ricordare sia gli Slow Motion Genocide che i Latex Teens First Attack, band che – più di qualche anno fa – lasciò il segno con un buon EP.

Non mancano ammiccamenti ad atmosfere post, già a partire dalla traccia di cui ho appena parlato, ma soprattutto nella seguente Tricky Traps: qui tutto procede per degenerare nel finale, tipicamente post, che non intende calare minimamente d’intensità. Il trio è formato da gente che Suona e non vuole fare altro. E che, facendolo, convince senza alcuna difficoltà.

Convince anche quando, in Escape From The Planet Of Robot Monsters, ci regala la colonna perfetta per fuggire, inseguiti da giganteschi, ma lenti e cattivi, robot. Nessun attimo di respiro né di tregua. Si corre e ci si divincola tra movimenti strumentali spigolosi, cercando riparo, anche se solo per un attimo, prima di riprendere la corsa. Ma nella traccia in questione non c’è scampo. Per riprendere fiato dovrete essere bravi e riuscire ad arrivare alla successiva Turbo Pascal: un titolo che forse richiamerà i Zeus! ma fidatevi – lo richiamerà, appunto – solo il titolo. Oppure dovrete accontentarvi di immaginare il duo tenuto prigioniero in una camera iperbarica, costretti – sotto tortura – a suonare interludi psichedelici.

Il disco dei Nairobi è un lavoro pieno di tensione: lo strumentale, anche se viaggia spedito verso le vostre orecchie, senza la minima indecisione, convinto del proprio lavoro, conserva una irrequietezza che rende il lavoro ancora più godibile. Irrequietezza, quindi, ma anche e soprattutto immediatezza: la caratteristica principale di questo lavoro, come farà notare la finale Oh, Guns Guns Guns!, in cui si sentirà ancora il richiamo ai LTFA già citati, e finirà per affascinare completamente l’ascoltatore.

C’è sempre più bisogno di dischi del genere: album in cui non si pronuncia una singola parola ma che dicono e convincono molto più di quelli che parlano, parlano e parlano… e non arrivano mai a niente.

https://nairobiofficial.bandcamp.com/
https://www.facebook.com/nairobi.official/

https://www.wallacerecords.com/it
http://www.brigadisco.it/


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *