Blu, ma blu scurissimo. I biellesi Norse ritornano a colpire, a distanza di un anno dal precedente EP, con un carico di distorsioni lacerate da liriche affilate come lame.
Quattro brani a cavallo tra distorsioni Post-Hardcore, voci Screamo e suggerimenti – a volte manco tanto celati – Post-Rock. I sedici minuti di questo nuovo episodio graffiano e lasciano trasudare tutta la rabbia di una generazione delusa e disillusa. È come camminare, pensando e ripensando, tra volti tristi ed un fumo di sigaretta così denso da rendere tutto sfocato e poco chiaro, tranne le intenzioni e le influenze del trio.
Ogni singola distorsione, ogni singolo colpo ben assestato dello strumentale è carico di tensione: esempio perfetto è Abitudine, un fiume di parole urlate a squarciagola che continuerà nella successiva Colpe, trasformandosi in una pioggia torrenziale di urla e distorsioni. Mentre una tempesta di parole ti scuote, rimani immobile sotto una pioggia fittissima, in una notte estremamente buia. Qui, più che in altri momenti c’ho sentito i Seesaw ed i Decacy. Intanto, il ciclone distorto delle corde esplode, distrugge tutto, finendo per vagabondare tra le macerie della finale Conforto. L’ultima occasione per urlare fuori la propria rabbia, rimanendo sfiniti, in ginocchio, all’urlo di “il fallimento è il nostro unico conforto“.
Una sequenza di colpi ben assestati, di coltellate sferrate per squarciare quel blu scurissimo che col passare dei minuti diventa sempre più nero ed oscuro. Un EP breve ma intenso, che di sicuro piace ai fan del genere ma che potrebbe – e dovrebbe – arrivare anche a chi non ha, di solito, dimestichezza con questo tipo di sonorità.